Finalmente, dopo circa un paio d’anni sono riuscito a fare qualche scatto con Federica, che conosco da tipo 20 anni.
Non so perchè ma quando ho visto questo scatto mi è venuta in mente “Don’t Go Away”, degli Oasis.
A cold and frosty morning there’s not a lot to say
About the things caught in my mind
As the day was dawning my plane flew away
With all the things caught in my mind
Stavo girando per lavoro in centro a Milano, per fotografare in Piazza San Babila la fanfara dei Carabinieri, che si sarebbe poi spostata in Piazzetta Reale per esibirsi in un concerto davanti al Museo del Novecento per la festa delle Forze Armate.
Pioggia battente, il Duomo quando piove è di un colorito che vorresti strizzarlo.
I Carabinieri intonano le prime note dell’Inno di Mameli e quelle stesse note raggiungono gli occhi dei presenti, alcuni dei quali non riescono a confendere le lacrime con la pioggia.
Ed ecco come è nato questo scatto.
“poi all’improvviso uscì una lacrima e lui credette di affogare”
Spazio Hangar Bicocca, Giovedì 25 ottobre, ore 11.30.
Fotografi, cameramen, giornalisti. C’è anche Marco Tronchetti Provera e un artista/architetto argentino, Tomas Saraceno,
Un ragazzo classe ’73 tanto geniale quanto buono.
Disponibilissimo e cordiale non vede l’ora di mostrare agli occhi della stampa la sua creazione, “On Space Time Foam” curata da Andrea Lissoni.
Un ragazzo che cammina, si sdraia e gioca con i propri sogni, con il sorriso travolgente di un bambino, che saltellando nella propria opera sembra voglia dirti: “Dai, vieni a giocare”.
Tomas è un ragazzo che gioca coi propri sogni. Invece di guardarli da esterno e sentirsi pago, ci si butta dentro e con il suo sguardo ti invita a divertirsi con lui.
Rilassato, sdraiato come se fosse con la schiena su di un’amaca, Tomas Saraceno si gode la sua creazione con il sorriso sulle labbra, ammirando con naso all’insù i giornalisti che in anteprima provano a nuotare, arrampicarsi e rotolarsi su questa enorme struttura.
Ecco un altro ritratto di Jennifer, che mi sono ritrovato sotto gli occhi mentre scorrevo l’archivio come mi è solito fare quando sono annoiato.
E’ incredibile come certi scatti, a distanza di anni, dopo averli visti e rivisti, riescano ad esprimerti qualcosa per puro caso.
Solo un paio di mesi fa avevo passato in rassegna quasi tutte le foto scattate a Jennifer, e questa sembra essere saltata fuori dal nulla. Non me la ricordavo. Mi sono messo di buona lena e l’ho editata lasciandomi guidare dal mood e dalla musica: “Even Better Than The Real Thing“, canzone degli U2, da cui ho voluto prendere il nome in prestito per battezzare questo scatto.
E’ già capitato che vi abbia riferito che alcune delle mie foto mi emozionino, bè stamattina attorno alle cinque io e la mia insonnia stavamo sfogliando tutto il mio archivio fotografico in cerca di qualche ritratto interessante da inserire in una collezione che sto preparando da mesi, e mi sono imbattuto in questo scatto, realizzato ad aprile 2011.
Emozione… è questo che provo quando guardo questo scatto che ho realizzato giovedì sera, in occasione dell’apertura dei The Traveller a Sagi Rei.
E’ il mio scatto preferito in assoluto, di sempre.
Magari a molti non piacerà, qualcuno storcerà il naso, altri sorrideranno e c’è anche a chi non importerà un cazzo, ma io sono orgoglioso di questo scatto. Mi piace, cazzo!.
Lo scatto originale l’ho postprodotto sul pc, con effetto seppia (versione “ufficiale” caricata nella gallery dell’evento).
Poi ho caricato sullo smartphone lo stesso scatto giocando con gli effetti con l’app Little Photo prima e Instagram poi…
Ed ecco qui il risultato.
Uno dei miei fotografi preferiti pensa che se uno fotografa un tramonto, o se una foto suscita un’emozione, al 100% la foto fa cagare.
Sono parzialmente d’accordo con lui, (tralasciando il fatto che la foto sia stata scattata con un cellulare…) ma poi mi si è presentato davanti questo capolavoro della Natura, e ho pensato… machissenefottediquelchepensalui!
Jovanotti – Serenata Rap
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