Bottone inutilePulsante inutile

AMERICAN SNIPER – UN TRIBUTO AD UNA LEGGENDA – SPOILER ALERT

[notification type=”notification_warning” ]SPOILER ALERT! SE NON CONOSCI LA STORIA DI CHRIS KYLE O HAI INTENZIONE DI ANDARE AL CINEMA A VEDERE “AMERICAN SNIPER”, NON CONTINUARE NELLA LETTURA.[/notification]

Ritorno sul blog dopo diverse settimane di assenza, me ne scuserete, parlando nuovamente di cinema. A proposito, buon anno!

Vi racconto le prime impressioni quasi a caldo di “American Sniper“, ultima fatica di Clint Eastwood che “arruola” nella pellicola un irriconoscibile Bradley Cooper, che si cuce addosso i panni (enormi) di una “Leggenda”, il Navy Seal Chris Kyle.
Ho sempre trovato assurdo recensire film che documentano la vita di personaggi esistiti o come in questo caso la trasposizione cinematografica di un’ autobiografia. Poco spazio infatti rimane ad attori e regista per ritagliarsi una personalizzazione nella pellicola, salvo il montaggio e la story-line del film.
American Sniper” infatti ripercorre le gesta della figura tormentata di Chris Kyle, cecchino diventato presto idolo dei soldati americani impegnati al fronte per via delle sue doti straordinarie di tiratore scelto. Kyle nei suoi quattro turni in zona di guerra ha collezionato un totale di 250 uccisioni dichiarate, di cui 160 confermate dal Pentagono (Fonte: Wikipedia).
Il film non è un’esaltazione della figura micidiale della persona, ma è un tributo ad un uomo che ha amato il suo Paese fino a rasentare i limiti dell’ossessione, un uomo che ha sacrificato buona parte della sua vita per un ideale e per l’ossessione di aiutare e proteggere il prossimo a costo della sua stessa vita.

 

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Clint Eastwood è solito mostrare il suo lato patriottico (vi ricordate Gran Torino? “Una macchina americana ti faceva schifo?!”) e ad un anno dalla morte del soldato torna alla regia (dopo le defezioni di Steven Spielberg) raccontando la storia del cecchino più famoso d’America e portando sul grande schermo quel che il regista ritiene un giusto tributo ad una persona che per la propria Patria ha messo in gioco tutto. Il film non intende essere una chiamata alle armi, anzi, persino nelle scene più crude le immagini rimangono edulcoate (per usare un eufemismo) anche per non trasformare “American Sniper” in un inutile splatter. Eastwood tuttavia mostra altri distruttivi ed esasperati della guerra, mettendo in evidenza il disturbo post traumatico da stress che agisce sulla psiche dei reduci rendendoli paradossalmente più pericolosi una volta rimpatriati.

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Clint Eastwood riesce a trasmettere il pathos e l’angoscia provata da Kyle per tutta la durata del film (a proposito, dura  poco più di due ore!) e sebbene il lato militare del personaggio possa indignare la suscettibilità e la sensibilità dello spettatore, il lato umano fa breccia nel cuore dello stesso, come una specie di Dr Jekyll e Mr Hyde.
“American Sniper” fa riflettere sulle nefandezze che la guerra costringe ambo le fazioni a commettere , porta lo spettatore a meditare laddove falliscono miseramente i media che ogni giorno portano a tavola mostruosità, che quotidianamente diventano miseramente normali.
Il mood che si respira nell’aria una volta accese le luci della sala a fine film è surreale. Le ultime immagini proposte sono le originali amatoriali riprese durante il corteo funebre. Quando anche le ultime immagini finiscono e la gente si alza, cammina verso l’uscita come durante un funerale, dimostrando che Clint Eastwood riesce ad portare, nonostante tutto, il lato umano della persona alla quale ci si affeziona.

Un plauso a Bradley Cooper, attore protagonista nonchè produttore del film, per il quale ha impiegato dedizione e per cui si è sottoposto ad un severo allenamento con lo scopo di raggiungere una mole fisica imponente. Tuttavia, nonostante il ruolo importante per un film non ambizioso quanto “American Hustle” che qualche nomination agli Oscar se l’è guadagnata, Bradley Cooper convince a metà, ma, come riportavo in precedenza, non è possibile giudicare un’interpretazione per un ruolo particolare come un personaggio realmente esistito. Il valore di Cooper non è in discussione, non per niente un paio di nomination le ha dalla sua, ma per puntare a qualche riconoscimento tangibile manca davvero poco.

CONCLUSIONI
“American Sniper” è un film da vedere, è una denuncia alla guerra, alle conseguenze a cui la guerra porta anche lontano dalla battaglia, ma è anche un omaggio a chi la combatte per un amore distorto e per chi “ha perso la vita”, metaforicamente e non.

 

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